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“Se ti senti italiano e non hai idea di chi sia Hipurforderai tranquillo, va tutto bene.  Se sei genovese e non hai mai sentito parlare di Hipurforderai però c’è qualcosa che non va: sei fuori dal sottobosco che conta. Io non sono genovese, ma il personaggio in questione lo conoscevo lo stesso da un suo precedente disco privatissimo uscito sempre per Marsiglia (La peggior mezz’ora della vostra vita) e ne sono rimasto, segretamente, un fan. Chi è e cosa diavolo fa Hipurforderai? Avete presente la gente che salda parafanghi di biciclette, pentolacce, ingranaggi di vibratori e altoparlanti per farne sculture dalla modernità così proiettata in avanti da non capirne il senso? Ecco, lui fa all’incirca le stesse cose coi campionamenti di film e trash-TV, field recording gracchianti e loop asfissianti ( i DRONI, tutto maiuscolo che dà meglio l’idea dello spararsi le pose quando si ascoltano queste cose). Il Pop ai tempi del colera è un grottesco tributo al Pop, “grottesco” nel senso buono e “Pop” nella più lontana ed intangibile accezione del termine, è pura arte d’accatto ( e per accattoni) e ambient da rottamaio, in un viaggio allucinante tra le tematiche di porno sci-fi (Alla rivoluzione col porno in tasca), l’Amore nella più fedele ottica Burroughsiana mai messa in musica (L’Amore, L’Epidemia pezzo sconvolgente) e quotidiniatà buffa (Devo andare a casa). La cosa brutta è che l’ho dipinto più facile di come sia in realtà, la cosa bella è che è in streaming e download gratutito qua, quindi non vi si chiedono soldi e potete andare in giro a dire di aver sentito i rumoracci brutti e cattivi che vi hanno toccato proprio là.” Alex Grotto – Vitaminic

“”Pezzi indimenticabili” – Il Corriere dei piccoli Un genio” – Caccia e pesca “La gente ha applaudito” – Famiglia Cristiana” The Breakfast Jumpers

“Ebbene sì, il pop ai tempi del colera, suona proprio così. Non si tratta più di canzonette orecchiabili o brani impacchettati per la discoteca. Qui si fa una grossa montagna di suoni, derivati dagli anfratti più remoti della cultura, li si mixa per bene e li si shackera nel frullatore dell’elettronica. Daniele Guasco, aka Hipurforderai, è un topo d’archivio. Scava nella cinematografia italiana anni 70, ripenscando la “Trilogia della nevrosi” di Elio Petri e facendo dire ad un impavido Proietti che la proprietà non è più un furto (“Ladro”). Nel frattempo raffiche di mitra, una leggera pioggia melodica e qualche nota di piano scordato sorreggono l’orazione funebre per Albertono Sordi. Nel nostro frullatore c’è anche spazio per le basi fusion e ansiogene che accompagnano lo scambio di battute sul bigottismo americano, scovate nei “Southern Tales” di Richard Kelly (“Alla Rivoluzione Coi Porno In Tasca”). Insomma, di nomi importanti e titoli fondamentali, ce n’è per tutti i gusti. Ma è l’impasto a rendere meglio l’originalità degli ingredienti. Così questo ammasso di suoni e voci indefinite, al limite di sopportazione per le nostre orecchie, diventa stranamente affascinante. Gli stati d’ansia e angoscia sono le carte che il creatore di suoni genovese, sa usare meglio. D’altronde, non è il caso di ascoltare “Il Pop ai Tempi Del Colera” mentre si cucina o ci si fa la doccia, ma un ascolto attento potrebbe rivelare che questi suoni non identificati riescono anche a diventare musica. Meno “musicista” di Iosonouncane e meno geniale di Bologna Violenta, Daniele Guasco ha la stravaganza e l’originalità giusta per entrare in un circuito più largo. Per farlo, avrà bisogno di smussare gli spigoli e rendersi più coraggioso nel manipolare, con le proprie capacità, le basi del suo lavoro. Per il resto, bene così.” Nino Ciglio – Rockit