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“Premesso che il tipo ha scelto di chiamarsi Tarick1 ben prima della morte del povero Pietro, il nome spacca. E pure il progetto nel complesso non è male: basta guardare il videoclip di “Gotcha see you” per rendersene conto. L’inizio con la palla da basket che rimbalza a tempo sul kick di Tr-707, ad esempio, è una chicca per tutti gli amanti della miglior serie di batterie elettroniche di sempre – la mitica Roland Tr, appunto –, e uno che parte così non può che guadagnarsi il mio rispetto incondizionato, per quel che può valere.
La cosa inquietante, però, è che questo Ep è uscito il 29 giugno 2010, lo stesso giorno della morte di Taricone: un bel po’ macabro, ma tant’è. (E infatti una toccata di palle non me la leva nessuno). Detto questo, “Too Old For Techno, Too Young For Rock’n’Roll”, è un buon dischetto in free-download di dancefatta-da-indie-rocker che si fa apprezzare soprattutto per la leggerezza con cui è stato realizzato e composto. Nulla di straordinariamente originale, sia chiaro, non si toccano i punti raggiunti con “Il dischetto rosso di Tarick1″ (Primascelta nel 2007) però l’ascolto è quantomeno divertente.
Tra reminiscenze 80’s, bagliori piano-house e tanta, tanta autoironia, il tutto scorre che è un piacere, senza particolari cadute di tono. Certo, non è uno di quei dischi che ti cambia la vita, e probabilmente nemmeno la giornata, però lo ascolti e muovi il culo. Che poi in questi casi è l’unica cosa che conta davvero.” Filippo Papetti – Rockit

Ci vuole del pelo sullo stomaco per chiamarsi Tarick-1 e far uscire il proprio nuovo album il giorno dopo la tragica scomparsa del Guerriero da cui si prende il nome. Ma tant’è, Andre-1 Calcagno e Clara Grignaschi hanno licenziato giusto due giorni fa l’ultima, eràclea fatica “Too old for techno, too young for rock’n’roll” in libero download dal sito di Marsiglia Records.

Giorni intensi per il duo electro genovese, la cui metà maschile è impegnata anche nelle registrazioni del venturo album dei Numero6, e grande attività anche nei paraggi di Marsiglia Records: la label di Matteo Casari ha reso disponibili sul sito vecchie registrazioni dei Cary Quant oltre che le nuove produzioni a firma Hipuforderai, pure in free download.
“Too old for techno, too young for rock’n’roll” è una dichiarazione d’intenti, e se proprio serve il mio parere, credo che Tarick non sia troppo vecchio per fare della sana, ignorante e pure qualificata (e a suo modo, classy) techno citazionista: due i remix della precedente Gotcha see you, una italo-disco in testa al gruppo -in realtà poco aerea, più affine al groove di strumentazione minimale in questi anni Duemila- e una “tamarro” (sic), che spinge la cassa fino al punto di frizione e inserisce chincaglie bleep ornamentali, come i campanacci nei dischi p-funk di penultima generazione. Il brano mantiene solo la frase vocale per profondare le folate fidget entro un concetto storico, indubbiamente funzionale al club come lo è Too old for techno che viaggia downtempo e speculare nella tracklist a Too young for rock’n’roll: tanto vocoder nella prima che tarda ad accendersi ma poi con l’addizione di aromi naturali prende il giusto vigore, un abbrivio retrò e sì, mentalmente rock nella seconda-dal-basso che dubbeggia per metà e poi prende in mano il libretto di istruzioni dei Kraftwerk, come fosse un esercizio, facendo spaziare tutta la krautofonia ed esasperandola di gioia indotta modello Tanlines nel gran finale. Tornando à rebours, A Campoligure accenna note di tastiera già apparentemente note alla scorsa attività del duo (noti anche come I Paffuti dell’Elettronica), ovvero quella When the sun comes inno Ottanta in forma canzone un po’ assente dal momento di questo nuovo lavoro, ma quando sale sale non fa male a piazzarsi là dove i Ti.Pi.Cal. e Alex Party osavano con senso del catchy nella torrida estate jesolana del ’95. E’ musica del sorriso, del non-pensiero che ribalta quanto avviene non di rado ormai in tanta dance contemporanea, presuntuosa di voler comunicare altro dal movimento libero e dalle good vibrations: può permettersi di durare anche oltre i sei minuti e non stancare, specie se la traccia successiva (You wake up in the night) è l’ennesima bomba da pista, questa volta in veste Junior Boys, sofisticata e dai bassi deep, complessa nei suoni di sfondo e potenzialmente già remixata in partenza da qualche asso nordico. Resta da dire di Narco, che nei sample trova una ragione estiva, discoteca del risveglio non chillout ma after hour, a mostrare tutte le specificità dell’opera: per gente che ha trascorso gli ultimi anni a remixare mezza Italia pop, un ritorno alle origini quanto mai gradito e opportuno, per niente invidioso delle concorrenze internazionali e sperabilmente suonato a più non posso dalle consolle radio, sui podcast trendy, nelle balere estive.” Enrico Veronese – Italian Embassy